7-2018. Calidone

Siamo ancora in Etolia e visitiamo Calidone, città antichissima traboccante di miti e leggende, fondata da un certo Calidone, figlio dell’eroe eponimo Etolo.

L’antica Calidone in vista satellitale da Google Maps.

Toante, figlio di Andremone, comandava gli Etoli, che abitavano a Pleurone, Oleno, Pilene, Calcide presso il mare e la rocciosa Calidone, dato che il coraggioso re Oineo non aveva figli viventi e lui stesso era morto, come anche Meleagro dalla chioma dorata, che era stato mandato presso gli Etoli per esserne re. E con Toante giunsero là quaranta navi nere (Omero, Iliade, II, 638-644).

Oineo è colui al quale per primo Dioniso fece dono delle capacità di coltivare la vite e di ottenerne quel nettare, che proprio in suo onore sarebbe poi stato conosciuto come vino (oinos in greco). Non aveva dovuto fare altro che girarsi dall’altra parte mentre il dio se la spassava con sua moglie Altea, che avrebbe di qui generato Deianira, futura moglie di Eracle (Igino, Fabulae, 129).

Gli dei greci potevano essere molto riconoscenti nei confronti dei mortali che li assecondavano, ma guai a farseli nemici! Lo stesso Oineo imparò questa dura lezione quando si scordò di compiere i sacrifici in onore di Artemide e si vide recapitare per tutta risposta un mostruoso cinghiale nel proprio territorio: per l’appunto il celebre Cinghiale di Calidone. Un gruppo di eroi guidati da Meleagro uccise la fiera anche grazie al prezioso aiuto della cacciatrice Atalanta, che avendo ferito per prima la bestia ne ricevette in dono la pelle (Ovidio, Metamorfosi, VIII, 381-383 e 425ss.).

Era un mito importante per l’identità culturale degli Etoli, tanto che sui trioboli e sui bronzi della Lega Etolica vediamo raffigurati rispettivamente Atalanta/punta di lancia e Cinghiale Calidonio e Apollo/mandibola del cinghiale e punta di lancia.

Triobolo d’argento (ca 225-170 a.C.). Ex CNG.

Moneta in bronzo (ca 300/290-239 a.C.). Ex CNG.

Apollo era infatti assieme alla sorella Artemide (oltre Zeus) la divinità più importante della regione. Il volto di Apollo e Artemide compare rispettivamente al dritto di didrammi e dracme. Il protagonista del rovescio di tutte le coniazioni è invece Etolo, eroe eponimo dell’Etolia e personificazione della Lega Etolica stessa, talora raffigurato col piede poggiato su una roccia.

Didrammo d’argento (ca 220-205 a.C.). Ex CNG.

Tuttavia da un punto di vista storico è l’altro rovescio quello che più ci interessa, dove vediamo Etolo seduto su un mucchio di scudi. Non si tratta di scudi qualsiasi ma di tipo macedone e/o gallico (thureos). La valenza politico-propagandistica è enorme.

Dracma d’argento (ca 250-225 a.C.). Ex CNG.

Tetradrammo d’argento (ca 238-228 a.C.) Ex CNG. Lo scudo macedone e quello gallico sono qui chiaramente delineati.

Senza infatti voler scendere troppo nei particolari, la Lega Etolica era nata nella prima metà del IV secolo ma ebbe un ruolo relativamente marginale fino a quando l’uccisione del sovrano macedone Tolomeo Cerauno nel 279 a.C. spalancò a un’orda di Galati la strada per la Grecia Centrale e per il saccheggio del santuario di Delfi. Gli invasori furono vinti proprio dagli Etoli che accelerarono la propria parabola ascendente e vennero in tal modo a cozzare contro la Macedonia di Demetrio II (239-229) e poi soprattutto di Filippo V (221-179) e la Lega Achea loro alleata.

Per sbarazzarsi di Filippo sostennero fortemente i Romani contribuendo non poco alla vittoria nella battaglia di Cinocefale del 197 a.C. Ma gli Etoli non avevano calcolato che i Romani volevano una Macedonia ridimensionata e non distrutta. Perciò cambiarono ancora idea e si allearono con Antioco III di Siria, la cui successiva sconfitta segnò un rapido e definitivo declino per la Lega.

Gli Etoli ebbero fama tra i Greci come razziatori e briganti in parte anche a causa dello storico acheo, e quindi dal dente avvelenato nei loro confronti, Polibio.

Pianta della città.

Tornando a noi, il primo edificio che visitiamo a Calidone è lo strano e affascinante teatro. Dopo averne visti numerosi e sempre dotati di un’orchestra e una cavea di forma arrotondata, devo ammettere che vederne uno con orchestra rettangolare (16 x 14 m) e cavea a Π che ne segue l’andamento fa un certo effetto. Sulle sue 29 file di gradini potevano trovare posto più di 4000 spettatori. Le funzioni dell’edificio, che ebbe più fasi costruttive a partire dal IV secolo, non sono comunque del tutto chiarite. C’è chi suppone che potesse fungere anche da bouleuterion o persino da telesterion (rispettivamente sede del consiglio cittadino ed edificio connesso con pratiche rituali di iniziazione).

Il secondo edificio che visitiamo è un’altra struttura molto interessante ed enigmatica: il “Leontion” o Heroon. Siamo fuori dalle mura in un’area sepolcrale: era un edificio complesso, costituito da una sezione all’aria aperta e una sotterranea che fu la prima ad essere realizzata e ne costituiva il cuore: una tomba a camera di tipo macedone databile tra la fine del II e l’inizio del I secolo a.C., attorno al quale si sviluppò in seguito il resto della struttura.

Il defunto era un certo Leon, definito come “Nuovo Eracle” nell’iscrizione dedicatoria. Si trattava probabilmente di un atleta che praticava sport nei quali era necessaria una notevole forza fisica. Tale interpretazione trova riscontro anche nella struttura che si sviluppa sopra la sepoltura: un peristilio circondato da stanze su tre lati impiegato probabilmente come palestra.

Era dunque una sorta di ginnasio/heroon, nel quale ruolo fondamentale doveva avere la stanza posta sopra la cripta, dove sono state rinvenute frammenti di statue di dei ed eroi connessi con l’Etolia quali Afrodite, Zeus, Apollo, Ermes, Eros, Eracle, Meleagro e lo stesso Leon eroizzato.

L’ambiente dove erano collocate le statue.

Su una collina allungata poco fuori le mura si stende infine il Laphrion, ossia il santuario di Artemide Laphria, secondo per importanza solo a quello di Zeus a Thermos in ambito etolico. La dea, protagonista del celebre mito del cinghiale, era infatti la divinità poliade.

Ricostruzione del santuario.

Si accedeva al santuario percorrendo la Via Sacra, lunga circa 400 m, fiancheggiata da ex voto e tesori. Si raggiungeva quindi un grande piazzale rettangolare, adibito allo svolgimento dei roghi della festa notturna dei Laphria, e quindi al terrazzo dove era il tempio di Artemide, che dapprima realizzato in legno verso la fine del VII secolo ebbe la sua forma definitiva attorno al 360 a.C. Accanto a questo era un più piccolo tempio dedicato ad Apollo dell’inizio del VI.

Vista del terrazzo dell’area templare proveniendo dalla Via Sacra.

Il tempio di Artemide di III fase (periptero di 6 x 13 colonne, con pronao e opistodomo distili in antis. 31,63 x 14,02 m. 360/50 a.C.).

Il tempio di Apollo (dorico, distilo in antis. 15,6 x 10,4 m. 575 a.C.).

MAKYNEIA

L’antica Makyneia in vista satellitale da Google Maps.

Dirigendoci poi verso Est facciamo una breve tappa nel piccolo sito dell’antica Makyneia, città locrese, quindi conquistata dagli Etoli e poi distrutta da Filippo V nel 218/7 a.C. Sono visibili i resti di un non attribuito edificio di culto, dell’acropoli e soprattutto della cavea di un piccolo teatro da dove è possibile godere di uno spettacolare panorama sui golfi di Corinto e Patrasso con il ponte Rio-Antirrio ben visibile.

Il tempio.

L’acropoli.

BIBLIOGRAFIA E APPROFONDIMENTI

L. V. Borrelli, Kalydon, in “EAA”, 1961: disponibile online.

J. D. Grainger, The League of the Aitolians, Leiden, 1999.

Sito del Ministero della Cultura Greco.

S. C. Stiros, P. A. Psimoulis, C. L. Kolonas, The theatre of Aitolian Makyneia, in The Annual of the British School at Athens, Vol. 100, 2005, pp. 299-313; disponibile online.

M. Torelli, T. Mavrojannis, Kalidòn, in “Grecia”, 1997, p. 179-181.

D. I. Tsangari, Corpus des monnaies d’or, d’argent et de bronze de la confédération étolienne, Athens, 2007.

O. Vikatou, F. Saranti, The Archaeological Site and the Heroon of Kalydon, Mesolongi, 2013.

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