The Sceptical “Amateur Scholar of Numismatics”. 1

Mi sono avvicinato alla numismatica in quanto amante della storia. Ogni moneta della quale mi interesso la guardo con gli occhi curiosi non dell’esteta, ma dello storico che va alla ricerca di elementi utili per la comprensione del passato.

boyle

R. Boyle (1627-91), quadro di J. Kerseboom (c. 1689). Da: http://www.bbk.ac.uk/boyle/Issue4.html

Non c’è però nulla di male anche in chi apprezzi un esemplare solo e unicamente perché bello o appariscente.
E’ inoltre possibile, spendendo cifre anche modeste, impadronirsi di una piccola parte di esso: esiste infatti un fiorente e lucroso commercio di ogni genere di monete, dalle più antiche alle più recenti, dalle più rare alle più comuni, che ha trovato la sua collocazione naturale nella realtà di internet.
Mi sono accostato fiducioso a questo mondo, ma pian piano le tinte fosche hanno preso nettamente il sopravvento. E non è stato dall’oggi al domani, ma questo radicale mutamento di prospettiva è frutto della giornaliera frequentazione, ormai da oltre un anno, delle aste online e dei forum di numismatica.
Io penso, da novello Fox Mulder teso a far emergere la verità quale sono, che ci sia una specie di oligarchia interessata a detenere le conoscenze, al fine di poterle sfruttare a proprio vantaggio, e a mantenere calme le acque per evitare il crollo del mercato.
Non sto affermando che esista una cospirazione mondiale, ma semplicemente una sorta di casta, nell’ambito della quale, più o meno volontariamente e indipendentemente gli uni dagli altri, gli atteggiamenti lobbistici, e spesso immorali (anche se per lo più non illegali), sono all’ordine del giorno. Sono arrivato alla conclusione che coloro che frequentano questo ambiente possono essere raggruppati in 3 categorie fondamentali: i collezionisti puri, ossia coloro che, più o meno preparati, non hanno comunque secondi fini; i venditori, il cui fine primario, e spesso l’unico, è il guadagno economico; i collezionisti/venditori, ossia un gruppo intermedio interessato sì all’argomento, ma non totalmente estraneo agli interessi dei venditori e dunque pronto a spalleggiarli.
Ma facciamo un passo indietro. Esiste un problema delle falsificazioni numismatiche talmente evidente che sarebbe da sciocchi negarlo. Quello che abitualmente viene fatto è cercare di dare il contentino, arginare le falle quando la diga inizia a sgretolarsi, tentare di diffondere un senso di sicurezza nel possibile acquirente affermando che la questione dei falsi è di portata limitata e i rischi sono minimi se ci si affida a un venditore di fiducia. Ma sinceramente ho visto cose… tali da farmi l’opinione che il massimo che si possa ottenere è un venditore meno di sfiducia.
Questa gente consiglia sugli acquisti, offre garanzie, ti aiuta a stabilire l’autenticità o meno di un singolo esemplare, ma traspare un’evidente difficoltà nello spiegare il perché delle cose e condividere le conoscenze, una sorta di omertà.
La loro motivazione? Non facilitare il lavoro ai falsari.
La mia motivazione? Detenere il monopolio della conoscenza per poter influenzare il mercato. Un cliente ignorante e acritico è un “pollo” dalle uova d’oro.
Si sente dire spesso che la numismatica può rivelarsi un investimento. Volendo utilizzare una metafora iperbolica, ma che rende l’idea, visto l’altissimo numero di patacche circolanti, a mio avviso sarebbe un investimento uguale o quasi a spendere i propri soldi in biglietti della lotteria.
Mi è stato detto che se il sistema non mi va bene dovrei dedicarmi ad altro, magari a collezionare sorpresine Kinder. Perché? Per non rompere le scatole a chi questo mondo lo regge e ne trae sostentamento in maniera spesso ingiusta? Questa è la mia passione e voglio fare ogni cosa che sia nelle mie limitate possibilità per cercare di apportarle benefici. Non vedo proprio perché si debba rinunciare ai propri amori quando la situazione si fa difficile. Penso piuttosto che si debba cercare di raddrizzarla.
Ma non c’è concordia neanche su cosa si intenda per falso. Le monete create ex novo evidentemente lo sono per tutti, ma quelle ricostruite o riconiate su tondelli originali? E quelle pesantemente ritoccate? E quelle mediamente ritoccate? Per non parlare poi di quelle poco ritoccate.
Dato che varie legislazioni nazionali, più (come al momento in Germania) o meno permissive (come la nostra), sono vaghe in materia molti interventi sulle monete in vendita e noti al venditore stesso non sono neanche citati: ripatinature (frequentissime ed evidenti ai più), bulinature, abbassamenti di campo e ritocchi vari…
Non si offre all’acquirente conoscenza completa dell’articolo in vendita. Perché?
“Perché nessuno mi obbliga a farlo.
Perché altrove non lo fanno e se lo facessi solo io: quale acquirente medio comprerebbe le mie monete?
Perchè non c’è chiarezza nelle definizioni.”
La mia soluzione: chi sia dotato di un certo codice etico spieghi per filo e per segno, a parole proprie, ogni singolo intervento che ogni moneta messa in vendita ha subito.
Ma sarebbe antieconomico? Certamente.
Il punto è che non per tutti coloro che acquistano monete è vero amore e se sapessero certe cose cercherebbero probabilmente altri “hobby”.
Ho sentito pure alcuni addetti ai lavori lamentarsi perché gli acquirenti non studiano abbastanza e ciò secondo loro porterebbe all’ingigantimento delle problematiche, e altri affermare che ci si debba affidare completamente al proprio rivenditore di fiducia. L’unione di queste due posizioni è un ossimoro bello e buono.
E’ vero. C’è gente pronta a spendere qualunque cifra per qualunque orrore, se solo un rinomato venditore gli dicesse che si tratta di una moneta rarissima (ma questo vale anche a livelli bassi) e ciò senza dubbio non giova alla causa. Ho conosciuto una persona con una collezione da migliaia di euro di valore (forse) che delle proprie monete non sapeva nient’altro se non quanto gli era stato riferito dal venditore di turno e in alcuni casi non aveva idea di cosa fossero. Si vede che gli piacevano e aveva soldi da spendere… ma possiamo fargliene una colpa? Ma sarebbe giusto (chiaramente non è illegale) approfittarsi di lui o quelli come lui?
Mi sono interrogato a lungo sull’opportunità di scrivere ciò che scriverò e se in fondo nella “loro motivazione” di “non facilitare il lavoro ai falsari” non vi sia un fondo di verità. Ma vari elementi mi hanno portato verso una scelta affermativa:
-è importante che la gente quando acquista una moneta lo faccia sapendo perfettamente i rischi che corre e a mio avviso il problema dei falsi è molto più esteso di quanto non si affermi normalmente;
-non è giusto che ci siano persone che sfruttino l’ignoranza (senza volerle in questo caso attribuire una connotazione negativa) delle persone;
-i falsari si evolveranno comunque verso tecniche sempre più raffinate. Affrontiamo un problema alla volta. La soluzione passa secondo me attraverso la diffusione universale della conoscenza (almeno nei confronti di chi ne sia interessato) e non nella gestione elitaria della stessa.

Una volta mi è stato espresso un concetto da un venditore di monete: che da parte di un professionista, dato che si tratta pur sempre di uomini, gli errori ci possono sempre stare, ma la superficialità invece non è accettabile. Quanto al secondo aspetto sono pienamente d’accordo in teoria: è però evidente che in molti casi la superficialità strabordi. Ciò deriva per lo più dal fatto che l’acquirente medio di molte cose non si cura minimamente e di conseguenza (conseguenza però a mio avviso inaccettabile) il venditore medio si è adeguato. In quanto appunto professionista, tale dovrebbe rimanere in ogni circostanza. E’ stata anche accampata la scusa che bisogna adattarsi ai quantitativi di monete richieste dal pubblico e dunque dovendo (dovendo? Ma chi vi obbliga?) trattare ingenti quantitativi di materiale, spesso anche del quale non si è particolarmente esperti (cosa??? Ma non bisognava affidarsi completamente al venditore?) gli errori aumenteranno necessariamente.
Quanto al primo aspetto non sono invece neanche sulla stessa linea di pensiero. Gli errori non ci possono sempre stare. Ci sono tanti errori, che, spendendo tempo e facendo ricerche, possono essere evitati. Ma sarebbe antieconomico? Certamente.

Negli articoli che seguiranno affronterò i vari casi raggruppandoli in quattro categorie:
-situazioni sintomatiche (di quanto ho affermato in precedenza);
-errori (dovuti a disattenzione e/o superficialità);
-orrori (errori talmente grossi da essere inspiegabili);
-possibili falsi (secondo me).
Se nelle prime tre categorie cercherò di essere più oggettivo possibile e dunque riferirò solamente di situazioni appurate (almeno in base ai dati a mia disposizione), nella quarta invece sarò decisamente soggettivo nelle mie letture, tentando però di fornire quanti più elementi e considerazioni possibili a sostegno: fermo restando che si tratta sempre e comunque di opinioni personali di uno sceptical “amateur scholar of numismatics”.

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