Il mio viaggio in Grecia 2015-5

PELLA
Centro urbano di non particolare rilevanza all’inizio del V secolo a.C.,1 con re Archelao (413-399) acquisì invece un’importanza primaria sostituendo Aigai come capitale del regno. Fu l’eclatante conseguenza di una politica, che con la morte stessa del re e un periodo di crisi dovette andare in letargo sino all’ascesa di Filippo II nel 360 e le cui finalità erano una maggiore apertura commerciale verso l’esterno e soprattutto l’espansione militare verso Oriente. Infatti, a differenza della vecchia Aigai, Pella era sul mare e più a Nord-Est, proiettata dunque verso la Tracia e la Penisola Calcidica. Fu solo con Filippo che Pella godette di uno sviluppo monumentale e urbanistico tale da renderla la “più grande delle città in Macedonia”.2
Ma i Greci ebbero sempre la puzza sotto il naso e un senso di superiorità nei confronti di chi consideravano estraneo al proprio mondo, tanto più quando tutto ciò era ulteriormente viziato da una forte avversità personale e politica:

E chi oserebbe affermare che ad un uomo allevato a Pella, terricciuola piccola e ignota, stesse bene d’innalzar l’animo a così alti pensieri d’aspirare alla signoria dei Greci, e che a voi, che siete Ateniesi e che vedete ed udite continuamente nei teatri, nei comizi e per ogni dove gli esempi delle virtù dei maggiori, convenisse per viltà di cuore lasciare in preda di Filippo la libertà dei Greci?3

Demostene appare ancora profondamente radicato all’idea gloriosa di un’Atene Faro dell’Ellade, che invece era tramontata da tempo. Da lì in avanti le decisioni più importanti e gravide di conseguenze per la Grecia sarebbero state spesso prese proprio nel palazzo reale di Pella.
Questa città divenne per i sovrani antigonidi sinonimo di casa e del proprio regno, come appare chiaro dalle parole piene di amara ironia messe in bocca a Perseo, l’ultimo re macedone:

Ma se ciò non m’era vietato dal trattato e se il dritto delle genti consente, che si respinga la forza con la forza, che altro mi restava a fare, avendo Abrupoli devastate le terre del mio regno sino ad Anfipoli e via menatine molti uomini liberi, grande quantità di schiavi e molte migliaja di bestiami? Avrei dovuto starmi quieto e soffrire insino a tanto, ch’ei fosse entrato armato in Pella e nella mia reggia?4

Tale Abrupoli era re di una popolazione tracia e amico e alleato del Popolo Romano. Aveva razziato i territori macedoni e ne era stato scacciato con la forza, cosa della quale si era evidentemente lamentato. Di qui le accuse a Perseo di aver mosso guerra a un alleato di Roma. Nel passo sopracitato l’Antigonide domanda retoricamente cosa avrebbe dovuto fare: forse accettare passivamente la cosa e spalancare le porte di casa propria all’invasore?
Nella buona tradizione romana del bellum iustum vennero mosse al Macedone tutta una serie di accuse di questo tenore, correlate da richieste di riparazione praticamente inaccettabili. Perseo fu perciò costretto ad intraprendere uno scontro che avrebbe voluto evitare in ogni modo e che culminò con la battaglia di Pidna del 168 a.C.. Fu la fine del regno di Macedonia.5
Dopo la vittoria il comandante romano Emilio Paolo…

…stabilì il proprio campo a due miglia da Pella. Rimase là parecchi giorni, studiando la città da ogni lato, ed egli osservò che non era senza un buon motivo se era stata scelta come residenza reale.6

Delle rovine antiche particolarmente impressionante mi è apparsa l’agorà. Si trattava come di consueto di uno spazio quadrangolare chiuso da ampi portici e circondato da ambienti dalle svariate funzioni. Ma qui le dimensioni sono portate all’eccesso, dato che misurava circa 200 x 180 m. Uno spazio immenso, degno di una delle grandi capitali ellenistiche.

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Imm. 1: vista aerea dell’agorà.

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Imm. 2: uno dei portici. La vista si perde all’orizonte.

Infine merita menzione lo splendido museo locale. Tra i molti pezzi ho deciso di mostrare una testa marmorea che ritrae Alessandro Magno. Si tratta di una copia databile alla fine del IV secolo di un originale di Lisippo. Essendo cronologicamente vicina al proprio modello possiamo presumere una spiccata somiglianza con esso:

Sono soprattutto le statue di Lisippo che ci fanno conoscere l’aspetto fisico di Alessandro: da lui solo egli ritenne opportuno farsi effigiare. Infatti questo artista soltanto rappresentò in modo accurato quello che poi molti dei successori di Alessandro e molti amici cercarono di imitare, e cioè la posizione del collo lievemente piegato verso sinistra e la dolcezza dello sguardo.7

Fa decisamente impressione trovarsi faccia a faccia col grande conquistatore.

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Imm. 3: il volto di Alessandro.

LE GROTTE DI PETRALONA

In Calcidica, la penisola dalle tre dita, prima interessantissima tappa sono le Grotte di Petralona.
Splendide concrezioni formatesi nel corso di milioni di anni allietano lo sguardo del visitatore all’interno di ampi saloni rocciosi. Ma, come molte altre spelonche, il sito non ha una pura valenza geologica. Oltre a numerosi e svariati resti faunistici di specie anche non più presenti nell’area o estinte (come rinoceronti o tigri dai denti a sciabola) sono state anche rinvenute testimonianze della presenza umana: ceneri di focolari, strumenti d’osso e pietra e soprattutto resti ossei.
Nel 1960 fu scoperto il cranio quasi completo di un ominide, che fin da subito ha dato adito ad accesi dibattiti scientifici ancora oggi non sopiti. Secondo lo studioso che ha condotto le esplorazioni nella grotta per molti anni, il Dottor Aris Poulianos, si tratterebbe dei più antichi resti appartenenti al genere homo mai rinvenuti in Europa e la cui datazione si attesterebbe attorno a 700.000 anni fa. Gli è stato dato il nome di Archanthropus Europeaus Petraloniensis.

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Imm. 4: ricostruzione del ritrovamento del famoso cranio.

1. Erodoto, Storie, VII, 123.
2. Senofonte, Elleniche, V, 2, 13.
3. Demostene, Sulla Corona, 68, traduzione di Filippo Mariotti.
4. Tito Livio, Ab Urbe Condita Libri, XLII, XLI.
5. Hammond, Walbank 1988, pp. 490-502.
6. Tito Livio, Ab Urbe Condita Libri, XLIV, XLVI.
7. Plutarco, Vita di Alessandro, traduzione di Domenico Magnino, 4, 1-2.

BIBLIOGRAFIA
N. G. L. Hammond, F. W. Walbank, A history of Macedonia. Volume III. 336-167 B.C., Oxford, 1988.
http://www.petralona-cave.gr/index.php?lang=en
M. Siganidou, M. Lilimpaki-Akamati, Pella. Capital of the Macedonians, Athens, 2003.

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