3-2018. ACTIA.

Sebbene catalizzatore di un processo storico-politico ormai inevitabile, Augusto fu capace di rivoluzionare lo Stato Romano senza darlo a vedere, abbattendo le fondamenta della traballante multiproprietà repubblicana ed edificando al suo posto un edificio molto simile ma dotato di un unico proprietario.

Dopo decenni di scontri e lotte intestine, fatto fuori Sesto Pompeo nel 36 a.C., erano rimasti solamente due uomini a spartirsi il potere: Gaio Giulio Cesare Ottaviano e Marco Antonio.

Era solo questione di tempo prima che si giungesse alla resa dei conti ed essa avvenne proprio in Epiro nel 31 a.C. a largo del promontorio di Azio, nella famosissima omonima battaglia navale.

Mappa dell’area della battaglia di Azio con indicazione degli accampamenti dei due contendenti.

L’importanza epocale dell’evento traspare appieno dalle vivide parole di Cassio Dione (Storia Romana, LI, 1, 1-2):

Tale fu la battaglia navale nella quale si scontrarono il 2 di settembre. Non menziono tale data senza motivo, giacché non sono uso a fare ciò, ma poiché Cesare detenne per la prima volta tutto il potere da solo e quindi gli anni del suo regno vengono giustamente calcolati a partire da tale data.

Tale importanza fu percepita anche dai contemporanei e si concretizzò in continue allusioni alla battaglia di Azio attraverso l’impiego di un insieme di elementi decorativi ben precisi anche se abbastanza generici quali: navi o parti di esse (rostra), creature marine, delfini e la figura di Vittoria sul globo. Questo repertorio figurativo venne impiegato tanto in ambito pubblico quanto in quello privato, tanto nella Capitale, quanto nelle province e fu alla base della nascita di un nuovo repertorio imperiale.1

Antefissa raffigurante trofeo su prora fiancheggiata da delfini; gemma intagliata raffigurante nave, capricorno – il segno zodiacale di Augusto – e il Sidus Iulius; gemma in pasta vitrea raffigurante Augusto, delfino e prora (da P. Zanker, 1988, pp. 83-4).

Una bella definizione della battaglia appare nel titolo di un articolo disponibile su internet: Battaglia di Azio: vittoria di Agrippa, gloria di Ottaviano.

Volti in marmo di Agrippa e Augusto nel bel museo di Nicopoli. Si nota bene il tipico ciuffo a tenaglia, l’anastolé, del principe, un chiaro rimando ad Alessandro Magno.

Vero è che Marco Vipsanio Agrippa fu colmato di onori, ma la vera mente militare che fu dietro tutte le vittorie del giovane triumviro viene oggi e venne un tempo spesso nascosta dal fulgore assoluto del capo supremo.

Negli anni seguenti l’opera di celebrazione da parte di Augusto ebbe effetti dirompenti in locoper estendere la fama della sua vittoria ad Azio e perpetrarne la memoria”(Plutarco, Vite Parallalele: Augusto, 18, 2).

Il principe “allargò l’antico tempio di Apollo”(Plutarco, Vite Parallalele: Augusto, 18, 2), ossia il tempio di Apollo Azio, che si trovava presso il sito dell’accampamento di Antonio e Cleopatra e del quale non rimane praticamente più nulla e vi creò accanto una sorta di catalogo dei vascelli dello sconfitto (Cassio Dione, Storia Romana, LI, 1, 2) dedicando “ad Apollo Azio, tra tutte le navi catturate, una trireme, una quadrireme e le altre navi da uno a dieci banchi di remi”.

Inoltre fondò una città sul sito del suo accampamento riunendo assieme genti delle vicinanze ed espropriandone altre e la chiamò Nicopoli” (Cassio Dione, Storia Romana, LI, 1, 3).

Strabone, già pochi anni dopo la fondazione della città (scrisse in epoca augustea e nei primi anni di quella tiberiana), ricorda che Augusto “stanziò gli abitanti rimasti nelle città (di Epiro e Acarnania) unicamente nella città sul golfo da lui chiamata Nicopoli… è popolosa e i suoi numeri sono in costante aumento, dato che non ha solo un ampio territorio…“(Strabone, Geografia, VII, 7, 6).

La maggior parte dei siti epiroti e acarnani che ho visitato in questo mio viaggio vennero abbandonati o subirono comunque drastiche contrazioni proprio dopo la fondazione di Nicopoli, che fu dunque città greca legata un atto di sinecismo ad ampio raggio, ma contemporaneamente anche romana, giacchè vi vennero stanziati anche veterani delle legioni.

L’antica Nicopoli in vista satellitale da google maps.

La fondazione di una Città della Vittoria riprende una tradizione che faceva capo ad Alessandro Magno, che fu seguita dai sovrani ellenistici, ma, dopo la sconfitta inflitta a Mitridate nel 63 a.C., anche da Pompeo, altro Romano a ispirarsi al Macedone e non a caso anch’esso dotato di anastolé nei propri ritratti.

Il sito è davvero molto esteso e i resti sono limitati a quelli di singoli grandi strutture che svettano tra i campi. Molti sono paleocristiani o bizantini, come alcune basiliche e le impressionanti e ben conservate mura di epoca giustinianea, che richiamano per aspetto esteriore quelle assai più poderose di Costantinopoli.

Le mura giustinianee di Nicopoli. Uno spettacolo davvero impressionante.

Un odeion/bouleuterion ampiamente restaurato si trova nel centro cittadino, terme, uno stadio ricco d’erbe, un teatro in fase di ristrutturazione e il monumento di Augusto in posizione suburbana.

L’odeion, risalente all’età augustea nella sua prima fase.

Lo stadio in cui si svolgevano gli Actia.

Il teatro, alla base della collina sulla quale era il monumento di Augusto e accanto allo stadio; anch’esso è di epoca augustea.

Nel punto in cui era collocata la sua tenda pose una fondazione di pietre squadrate, la adornò coi rostri catturati e vi eresse una altare di Apollo a cielo aperto” (Cassio Dione, Storia Romana, LI, 1, 3). Plutarco ci informa anche che “dopo aver adornato il sito dell’accampamento… con trofei navali, lo consacrò a Nettuno e Marte”(Plutarco, Vite Parallalele: Augusto, 18, 2).

Un altare circondato da una porticus a Π era posto su una terrazza artificiale alla base della quale erano incassati 36 enormi rostri in bronzo delle navi di Antonio e Cleopatra.

L’unico frammento di rostro delle navi di Antonio e Cleopatra rinvenuto dagli archeologi: un pezzo di storia davvero eccezionale; frammenti architettonici dal monumento: Romolo e Remo allattati dalla lupa e delfino con prora di nave; ricostruzione del monumento.

Il monumento aveva una straordinaria molteplicità di significati: era sì luogo della memoria della vittoria personale di Ottaviano contro Marco Antonio e della sua gloria imperitura, ma voleva anche essere simbolo dell’armonia tra Greci e Romani e segnare la fine delle guerre civili e la nascita della Pax Romana, come ben si evince dai resti dell’iscrizione dedicatoria:

Non è un caso che Nicopoli sia stata fondata in un’area pianeggiante non lontana dal mare, mentre praticamente tutti gli altri siti che ho visitato durante il mio viaggio fossero collocati in posizioni dotate di difese naturali (sfruttando alture e pendii naturali). Ormai c’era la pace…

Augusto “istituì inoltre una competizione musicale e ginnica quadriennale, comprendente gare di equitazione – un festival sacro, come chiamano quelli in relazione ai quali c’è una distribuzione di cibo – e li denominò ‘Actia’” (Cassio Dione, Storia Romana, LI, 1, 2).

“… nei suoi sobborghi, il recinto sacro completamente attrezzato, una parte del quale si trova nel bosco sacro che contiene il ginnasio e uno stadio per la celebrazione dei giochi quinquennali, l’altra sulla collina sacra ad Apollo Azio…” i giochi “sono stati organizzati come quelli Olimpici… in tempi più antichi i giochi Aziaci erano celebrati in onore del Dio dagli abitanti delle zone circostanti… ma oggi sono stati innalzati a un’importanza maggiore da Cesare” (Strabone, Geografia, VII, 7, 6).

Infine un pezzo interessante dal museo di Nicopoli che ci ricorda come gli uomini del passato, dei quali spesso ci dimentichiamo, concentrandoci sull’arte o sulla grande Storia, erano in realtà proprio come me e voi.

L’impronta d un sandalo dalla suola chiodata impressa nella terracotta.

BIBLIOGRAFIA.

Interessante documentario sulla battaglia di Azio e le sue conseguenze, anche se talora dai toni un po’ troppo sensazionalistici e con qualche semplificazione di troppo.

Sito del Ministero della Cultura Greco.

M. Torelli, T. Mavrojannis, Nikòpolis, in “Grecia”, 1997, pp. 227-229.

Sito dell’Unesco.

A. Vouza, S. de Vries, 2017, Octavian’s Victory Monument at Nicopolis: a Symbol of Status Quo, articolo online.

W. P. White, Nicopoli d’Epiro, in “EAA”, 1996: disponibile online.

P. Zanker , 1988 – The Power of Images in the Age of Augustus, Ann Arbor.

NOTE.

1P. Zanker, 1987, pp. 82-85.

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